Critics and Feedbacks
Acque Dense al Palazzo dell’Ostrichina
È visitabile fino al 26 novembre a Palazzo dell’Ostrichina al Parco Borbonico del Fusaro, Bacoli, la mostra di Kinira Monica Carbone intitolata “Acque dense”.
Una decina di dipinti di piccole, medie e grandi dimensioni sono proposti con cornici diverse, contemporanee e d’epoca, quasi a suggerire il racconto di storie senza tempo, o quantomeno che si propongono di viaggiare nel tempo.
Una stanza è dedicata alla pittura ad acquarello, un’altra alla pittura ad olio. L’elemento acqua è al centro di tutto, fin dal titolo, anzi le acque dense del titolo, partendo da una creatività che vorrebbe trovare origine e spunto nelle antiche botteghe del Rinascimento: i dipinti ad olio sono fatti usando una pittura minerale naturale inorganica, frutto di un lungo di ricerca e sperimentazione che la Carbone ha scelto di condividere in workshop di “pittura rinascimentale alchemica” in cui l’artista napoletana condivide con i partecipanti i suoi studi sulla creazione del colore fatto a mano e sulla preparazione dei supporti. Primo passo per arrivare alla sua pittura che prova a piegare l’antica tavolozza di terre e le tecniche antiche a visioni più contemporanee.
Il Mattino – Daniela Ricci
Acque dense, gli acquerelli di Kinira per raccontare l’attualità e la natura.
Tutto scorre, nella pittura di Kinira Monica Carbone.
L’artista napoletana, laureata in filosofia del linguaggio, é da venerdì scorso alla galleria Rondò di piazza Dante a Imperia, dove fino al 4 maggio espone le sue “Acque dense”. Acquerelli di grande formato nei quali il corpo umano, femminile e maschile, diventa espressione di temi di grande attualità e rilevanza sociale.
L’esposizione, accessibile liberamente negli orari 11/12.30 e 16.30/19, rientra nella stagione culturale “Donne d’arte” che l’assessorato cittadino alla cultura ha dedicato a “storie di vita e mestieri al femminile” e che proseguirà fino in autunno con vari appuntamenti. Carbone ha dedicato la sua vita all arte, facendo della pittura il suo mestiere.
Ho studiato e lavorato tra Udine e Napoli – racconta – e ora giro l’Italia per far scorrere le mie “Acque dense”, opere che vanno oltre il semplice ritratto.
Carbone raffigura corpi nudi per mostrare come sia necessario spogliarsi di tutto per giungere alla conoscenza di sé stessi e quindi dei propri veri sentimenti e desideri. Ma non solo. Il quadro “In usignolo”, che raffigura una donna in procinto di trasformarsi in un uccello, illustra come il contatto con la natura possa permettere all’essere umano di elevarsi. Mentre la donna ritratta in “Humanitas”, coperta in parte da un accessorio robotico, è schiacciata, oppressa dal frastuono tecnologico. “Della libertà” è invece l’immagine della donna che, in tempi di pandemia, non potendo uscire di casa, ha trovato la libertà dentro sé stessa, attraverso la meditazione. Il rapporto con l’acqua è esaltato anche in “Videre”, dove una donna seduta sull’argine di un fiume attinge col suo calice alla fonte della creazione e della vita. L’artista ha posto grande attenzione anche alle cornici, tutte d’epoca e scelte una per una.
Il Secolo XIX – Marco Vallarino
Il corpo è il veicolo di tutta la nostra conoscenza, delle nostre emozioni e del modo in cui le comunichiamo. Nella nostra società strumenti ausiliari di comunicazione escludono completamente la simbologia dell’espressività corporea abituandoci sempre più a trasmettere il nostro essere attraverso strumenti meccanici costringendoci all’incomunicabilità e alla solitudine.
Ecco perché con la mostra in corso fino al 21 giugno allo Studio Déntro in via Aniello Falcone 56, intitolata <<Femminile…Potere>> Kinira Monica Carbone, affronta il tema del corpo femminile, il muoversi dell’energia, il potere creativo. Un’esposizione, quella di Carbone, personalità eclettica che si dedica alla pittura sin da adolescente, è un’esposizione che vuole indagare anche la spiritualità femminile.
Spirito e corpo, dunque, vengono rappresentati nelle opere attraverso composizioni coloristiche che irrompono in calde cromie, rossi bruni, terra d’ambra per analizzare l’animo umano. Le figure di Carbone, si dilatano nello spazio attraverso richiami a icone esoteriche legando liturgie magiche al trascorrere del tempo e delle stagioni dove l’esperienza artistica è intrinsecamente espressione di vita e di lotta per la sopravvivenza.
L’assorbimento delle patine cromatiche ricordano le passioni dell’uomo di cui parla Ovidio nelle sue Metamorfosi. Attraverso il corpo, la natura, la politica, il potere, temi raccontati della giovane artista, vengono descritti percorsi di vita cognitivi ed affettivi che si concretizzano nelle opere mostrando così al visitatore diverse maniere di essere donna nella società contemporanea.
Il Mattino – Daniela Ricci
Ho conosciuto Kinira Monica Carbone a fine anno 2010, quando dopo un lungo percorso di studi da autodidatta in cui già dimostrava grande sensibilità e talento artistico, decise di intraprendere la propria formazione artistica nell’ambito professionistico delle arti figurative presso la Scuola D’Arte In Form of Art di Napoli, in cui insegnandovi all’epoca, ebbi modo di seguirla personalmente.
Durante i successivi quattro anni di studio, Kinira poté partecipare a diversi workshop e fiere in ambito regionale e nazionale, lavorando moltissimo alla propria abilità nel Disegno dal vero, che ha sempre sentito particolarmente nella sua ricerca personale artistica.
Ella si distinse per passione, dedizione e talento, al punto da spingermi, nel giro di un anno, ad accoglierla come bottegante presso il mio atelier di Napoli.
Trasferitomi a Udine per svolgere il ruolo di docente presso l’Accademia di Belle Arti G. B. Tiepolo, ebbi modo di lavorare ancora con lei, che decise di prolungare per altri due anni la sua formazione delle tecniche pittoriche. […]
In questi anni di intensa formazione Kinira ha acquisito notevoli competenze nell’ambito delle tecniche pittoriche tradizionali oltreché nelle discipline del Disegno dal vero del Disegno anatomico, giungendo a gradi di maturità linguistica raramente riscontrati in altri allievi.
È per questo che già dal 2015 lavora nel suo Atelier d’Arte “Bottega del ritratto” fondato a Udine, ora a Napoli, dando alla luce alcune opere di notevole spessore artistico espressivo.
È pertanto mia assoluta convinzione che le competenze acquisite unite ad innate doti di spiccata sensibilità che la contraddistinguono hanno portato e porteranno sempre di più Kinira verso il conseguimento di un sempre maggiore livello di consapevolezza pittorica, poetica ed espressiva, rendendola figura di notevole interesse nell’ambito della pittura figurativa contemporanea.
Carlo Alberto Palumbo, Pittore, Docente presso l’ABAUD – Accademia di Belle Arti
G.B. Tiepolo di Udine
Prepotente, si fa sentire l’impulso a dipingere. E si sostanzia, con viscerale esigenza di contatto col pigmento e la materia pittorica, in figure impastate di lumi e di ombre carnose, in cui anche lo scuro o il vuoto fanno sentire la loro voce, con fondi protagonisti non solo nella loro forza cromatica, ma anche nel creare quasi un’aura da cui il personaggio par nascere, come ne fosse emanazione, evoluzione, liberazione da un bozzolo energetico. Fibrosi e turgidi, proclamanti la loro determinazione, o delicati ed eterei, accarezzati dalla luce e quiete dell’accogliente incavo senza assenza in cui il semplice spogliarsi al cospetto della propria intimità li sospende, i tipi umani di Kinira Monica Carbone assommano a tante verità esistenziali e spirituali alla ricerca della sempre più vera espressione compiuta del sé e, empaticamente, di tanti “altri” diversi, ma non distanti.
Diana Gianquitto, Critico d’arte, Giornalista.
Testimonianze Modelli che hanno posato
Kinira quando crea i suoi lavori, abbandona il piano pensativo e passeggia nel piano sensibile. Le sue emozioni prendono vita su tela quando il pennello compone il dialogo tra un ritratto e la sua autrice. Le corde dell’anima si addolciscono fin da quando il disegno è in essere. […]
Darsi incondizionatamente stabilisce una connessione tra stato d’animo e opera. E’ questo il vero lavoro, il duro lavoro. Aprire le porte alla propria identità con un travolgimento della tela, dapprima bianca, pronta e disposta ad ogni espressione.
Un travolgente e allo stesso tempo delicato mondo espressivo che si compone autonomamente ogni qual volta un nuovo volto posa per l’artista. Il modello rientra nello scambio appassionato tra quadro e autrice. La timidezza è una scorza che pian piano vien tirata via, mentre l’autrice tinge il suo sguardo sensibile sulla persona da ritrarre. Così il modello veste la sua armonia e l’autrice, come per omaggio a questo gesto […], rivela la pulsazione e la dinamicità in un’opera comunicativa, essenziale.
Il suo modo di fare arte è fondato sull’introspezione, sulla verità, sulla purezza e sulle impurità, volta a catturare, con la massima risoluzione, l’espressione dell’emotività.
Stefano Carbone, Ingegnere aerospaziale, Scrittore.
Fermo, Immobile, con lo sguardo rivolto verso un punto fisso dell’ambiente circostante.
Questa è stata la mia prima esperienza da modello… […] mi sono riscoperto solo in una gabbia d’amore, me stesso.
[…]È quello che senti quando liberi la mente, quando sei totalmente presente a te stesso, e questo senza troppi giri di parole è quello che è successo a me. […]Un autentico nirvana dei sensi, e con qualcuno dall’altro lato immerso nell’immortalare quel momento, la sensazione è magnifica!
Non è qualcosa da poter descrivere… […] l’unico modo per comprenderla è esserci.
Immagina un’atmosfera serena, immagine un’aria che più passa il tempo più diventa soffice, e tu, li fermo, a veder come i tuoi pensieri svaniscano[…], ci sei solo tu, il resto non conta, e in quel momento avviene la magia…SENTI OGNI FIBRA DELLA TUA ESSENZA immortalata in quel preciso istante, al pari di un tatuatore che ti imprime dell’inchiostro sulla pelle, […]sentivo come se Kinira imprimesse Me nella mia Totalità in quel “semplice foglio di Carta”.
[…]In quel momento non esisteva Presente, Passato, Futuro che sia, non pensavo a cosa dovevo fare o non fare oppure agli impegni[…] ero Lì e contemporaneamente sentivo che una parte di me stava entrando nel quadro… probabilmente se il racconto de “Il ritratto di Dorian Gray” fosse stato vero avrebbe avuto un’Esperienza simile…
Simone Scognamiglio, Networker.
Candela – Watercolor – 24×35 cm